Storie di Latte

Il blog del Primiero


Le Pale di San Martino, corona di vette in testa alla valle di Primiero

Provate a descrivere Le Pale di San Martino a chi non le ha mai viste! Per quanto siate bravi con le parole, è abbastanza improbabile che riusciate a trasmettere cosa significhi veramente trovarsele davanti dopo una salita o un tornante. Vi possono aiutare le foto, e ancor di più i video, ma nulla potrà mai eguagliare l’esperienza della vista in diretta, soprattutto se avete la fortuna di ammirare queste incredibili montagne al tramonto o all’alba, quando i raggi del sole ne colpiscono le cime creando quel particolare gioco di luce che prende il nome di enrosadira. In quei magici momenti le Pale assumono una sfumatura rosata, che sembra quasi incandescente, virando ora verso l’arancione ora verso il viola. È uno spettacolo che lascia senza parole!

Le Dolomiti di Primiero

Le Pale di San Martino dominano letteralmente il paesaggio che le circonda e sono il gruppo montuoso più esteso e imponente delle Dolomiti. Qui in Primiero siamo letteralmente ai suoi piedi. Le Pale, eleganti e maestose, ci accompagnano da mattina a sera, e sono un elemento centrale del nostro paesaggio. Gli alpinisti che aprirono le prime vie erano prevalentemente britannici e soggiornavano nella nostra valle. Non a caso dunque, nelle loro memorie, le chiamavano Dolomiti di Primiero. Solo in un secondo tempo, con la diffusione del turismo montano e la costruzione di strade carrozzabili che favorirono la crescita di San Martino di Castrozza, divennero note universalmente come il nome di Pale di San Martino oGruppo delle Pale.

San Martino di Castrozza - Ph: Shutterstock

Dove un tempo c’era il mare

Alcuni pensano che il termine pala sia sinonimo di guglia. In realtà deriva dal nome con cui un tempo venivano chiamati i pendii erbosi situati alla base delle rocce. Per estensione Pale andò poi a definire l'intero gruppo. L’origine di queste montagne risale a 250 milioni di anni fa, quando l'intera area era coperta da mari tropicali. Coralli e organismi marini costruirono enormi barriere coralline, che poi si trasformarono in rocce calcaree e dolomitiche. Successivamente, il sollevamento delle Alpi, verificatosi circa 65 milioni di anni fa, spinse queste rocce verso l'alto, dando origine alle maestose montagne che vediamo oggi, modellate poi da ghiacciai ed erosione. Il nome Dolomiti è dovuto alla roccia dolomia (per la precisione quella delle Pale è Dolomia dello Sciliar) che è un omaggio al marchese Déodat de Dolomieu, che nel 1788 ne scoprì la composizione: doppio carbonato di calcio e magnesio.

Veduta del Cimone (sulla destra) - Ph: Shutterstock

Il Cimone e le altre cime

Le cime più alte superano i 3.000 m di altezza e si possono ammirare da tutti i paesi di Primiero, dalla Val Canali e anche dal Vanoi. La vetta più famosa è senza dubbio il Cimon della Pala, conosciuto anche come Cimone. Nonostante sia superato in altitudine dalla Cima Vezzàna (di pochi metri), il suo profilo spigoloso e slanciato l’ha reso una delle più celebri vette del Trentino, tanto da essere definito il Cervino delle Dolomiti. Altre vette sono il Rosetta, la Cima della Madonna, il Sass Maor, il Mulaz, la Cima dei Bureloni, la Cima di Focobon, la Fradusta, la Pala di San Martino, la Cima Canali, la Croda Granda, la Cima di Ball, la Cima Val di Roda e il Monte Agnèr. L’aspetto più caratteristico delle Pale è che tutte queste cime formano una corona circolare che delimita un enorme altopiano roccioso, vuoto e quasi lunare. 

Altipiano centrale - Ph: Wikipedia

Il selvaggio altipiano centrale

L’altopiano centrale è lungo circa 10 chilometri e largo 5 e si distende a una quota compresa fra i 2.500 e i 2.700 metri. Una marcata frattura lo attraversa da ovest a est: si chiama la Riviera Manna. La superficie non ha forti dislivelli, ma per percorrerlo è necessario camminare lungo i sentieri segnalati. Quello che apparentemente è un brullo deserto privo o quasi di forme di vita in realtà è uno straordinario scrigno di specie vegetali e animali, molte delle quali rare ed endemiche. Qui sono state trovate anche alcune specie di insetti non conosciute in altri luoghi. Le caratteristiche carsiche dell’altopiano colpì a tal punto l’alpinista e filosofo inglese Leslie Stephen (padre di Virginia Woolf) da fargli scrivere nelle sue memorie che quello delle Pale è “il più selvaggio e sterile dei deserti”. Cesare Battisti, invece, descrisse la conca di San Martino come “il più superbo anfiteatro delle Alpi Dolomitiche”. La sua ambientazione lunare avrebbe inoltre ispirato Dino Buzzati, grande amante delle vette dolomitiche, nella scrittura del celebre romanzo Il Deserto dei Tartari.

Michele Bettega, Ugo de Amicis e Bortolo Zagonel sulla Cima della Madonna - Ph: Vita Trentina

Meta del primo alpinismo eroico

Le Pale di San Martino raccontano una lunga storia di esplorazioni, conquiste e sogni verticali. Nella seconda metà dell’Ottocento, pionieri inglesi come John Ball e Douglas Freshfield tracciarono le prime vie verso cime leggendarie come il Cimon della Pala e la Vezzana. Seguì una stagione intensa di ascensioni, con la conquista delle vette minori e delle severe pareti, fino all’interruzione della Grande Guerra. Dopo il 1918, l’alpinismo tornò a fiorire: Gunther Langes, Emil Solleder e altri coraggiosi scalatori aprirono nuove vie audaci, rilanciando il mito delle Pale. Gli anni Sessanta portarono la febbre delle direttissime, le sfide invernali e le imprese di fuoriclasse come Reinhold Messner. Negli anni Settanta e Ottanta, figure come Manolo, Riccardo Bee e Lorenzo Massarotto resero queste montagne teatro di imprese straordinarie, tra solitarie, concatenamenti e difficoltà estreme. Oggi, pur con ritmo più lieve, l’esplorazione continua, mentre il tempo e la natura ridisegnano le pareti, come nei crolli del 2008 e 2011. Le Pale restano così un luogo sospeso tra sogno, rischio e meraviglia.

Nel cuore del Parco Naturale Paneveggio – Pale di San Martino

La parte orientale del massiccio delle Pale di San Martino si trova all’interno del Parco Naturale Paneveggio – Pale di San Martino, ricchissimo di itinerari escursionistici per ogni livello di difficoltà. In estate, è il luogo ideale per scoprire la straordinaria varietà di fiori, piante e animali che popolano il territorio. Mentre per gli amanti dell’avventura ci sono numerose vie ferrate e percorsi attrezzati, come la Bolver-Lugli, che porta alla vetta del Cimon della Pala. Con i primi di dicembre le zone del parco si popolano di sciatori che lungo le piste della ski area San Martino di Castrozza – Passo Rolle trovano un autentico paradiso che include ogni genere di sport invernale.

Villa Welsperg, sede del Parco Naturale Paneveggio - Pale di S. Martino - Ph: Visittrentino

Oltre a essere il gruppo più esteso e imponente delle Dolomiti, Le Pale di San Martino possono vantare un altro “impressionante” primato: Il 10 febbraio 2013, nella Busa Nord di Fradusta (dolina glaciale sotto il ghiacciaio della Fradusta) è stata raggiunta la temperatura record di -49,6 °C, la più bassa d’Italia. Il record è stato poi battuto il 7 gennaio del 2022 nella vicina Busa Riviera, sempre sulle Pale: -50,6 °C (vicinissimo alle minime europee registrate in Scandinavia negli anni Sessanta e Novanta del Novecento).

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