L’arte in Primiero, ai piedi delle Dolomiti
Vi siete mai chiesti come sia possibile che in una piccola comunità come Primiero e Vanoi – in tutto siamo meno di 10.000 anime - ci sia così tanto da raccontare? Ce lo chiediamo anche noi, di tanto in tanto. E sinceramente non ci sappiamo dare una vera risposta. L’unica cosa certa è che qui in Primiero si sta proprio bene e noi primierotti non perdiamo occasione per migliorare l’esperienza di chi viene a trascorrere qualche giorno di vacanza ai piedi delle Pale di San Martino, a ridosso del Parco Naturale di Paneveggio. Oggi però non parliamo di montagne e di natura, bensì di artisti di Primiero. Già, perché anche sull’arte abbiamo parecchio da raccontare. L’avreste mai detto?
Il grande ritrattista di Tonadico
Per iniziare il nostro racconto siamo partiti dagli unici dipinti documentati che si trovano nelle chiese di Primiero. Sono di un pittore nato a Tonadico poco più di duecento anni fa. Si chiamava Leonardo Feldkircher. Dopo aver frequentato la scuola di disegno di Feltre, entrò nel collegio universitario Don Mazza di Verona dove, studiando latino, ricambiava le lezioni facendo ottimi ritratti agli insegnanti. Iniziò a lavorare dipingendo scenari per burattinai. Poi passò ai ritratti di ricchi privati e parallelamente dipinse numerose pale d’altare in giro per il Trentino. Di lui è rimasta una ricchissima produzione grafica, con disegni, schizzi e progetti. In Primiero realizzò il “Battesimo di Gesù” per la chiesa di San Martino a Fiera, la “Crocifissione” nella chiesa di Mezzano e un “San Sebastiano” sulla facciata della chiesa di Tonadico.

L’artista ecclettico e i suoi immensi murales
Cento anni dopo Feldkircher, a Mezzano nacque un altro artista importante, questa volta di livello europeo. Si chiamava Riccardo Schweizer e il suo nome è motivo d’orgoglio per tutti i primierotti. Si diplomò all'Accademia di Venezia, insegnandovi pittura dal 1954 al 1960. In quegli anni frequentò gli ambienti dell'avanguardia culturale ed ebbe modo di conoscere personalità del calibro di Luigi Nono, Igor' Fëdorovič Stravinskij, Salvatore Quasimodo, Elio Vittorini, Peggy Guggenheim, Filippo de Pisis, Pablo Picasso, Marc Chagall, Fernand Léger, Jean Cocteau, Massimo Campigli e Le Corbusier. Oltre ad essere un pittore, Schweizer fu anche scultore, architetto, fotografo, ceramista e designer. La sua grande specialità erano i dipinti murali: tra gli esempi più significativi possiamo ricordare il ristorante “da Silvio” a S. Michele all'Adige (TN), il grande bassorilievo in cemento per il Municipio di Carros presso Nizza, il Palazzo del Cinema di Cannes, per il quale ha realizzato interventi a più livelli sulla struttura architettonica, e il grandissimo murales “I sogni della Bancalonga” di Siror, in Primiero.

Il marinaio che dipingeva le montagne
Quasi contemporaneo di Schweizer è un altro bel personaggio, nato sempre a Mezzano: Davide Orler. Pittore autodidatta, s’imbarcò come marinaio in ferma volontaria. Durante questo periodo dipinse a memoria i paesaggi del paese natale, ai quali alternava quelli visti direttamente durante i viaggi in nave. Finita l’esperienza militare, Orler si stabilì a Venezia, dove la sua opera riscosse molto interesse. A questa fase, definita “picassiana”, fece seguito un profondo ripensamento che, nell’estate del 1958, lo portò a mutare il suo linguaggio in chiave figurativa, cercando di riallacciarsi alle sue radici culturali alpine. Nello stesso anno tenne una grande mostra con le sue nuove opere al Musée Picasso di Antibes, in Costa Azzurra, facendo conoscere il suo lavoro in ambito internazionale. Nel 1965 iniziò in lui quell’interesse per l’arte delle icone russe che lo portò a diventare un appassionato collezionista.

L’arte sulle pareti dei fienili
In Primiero l’arte non è solo nei ricordi, o nei libri. L’arte si può incontrare anche di persona, in più occasioni. La prima è “Street Barch”: un progetto in divenire che conta già 12 opere e svariati argomenti trattati. Nasce spontaneamente nel 2016, dalla creatività degli artisti primierotti Nicola Degiampietro e Gianluigi Zeni, grazie al supporto del Comune di Imer. Si tratta di una forma locale di Street Art, in cui la parola Art è stata sostituita dal termine Barch, che nel dialetto primierotto significa piccolo fienile o ricovero per gli attrezzi. Sulle pareti di alcuni di questi edifici rurali, sparsi per la valle, l’arte spazia da concetti legati all’inquietudine e al mistero, per poi passare a una riflessione sul concetto di turismo. Ma è senz’altro la natura, con le sue tematiche, le sue forme e i suoi concetti, a ispirare l’indagine che sta alla base di questi lavori.

La bellezza che nasce dalle cataste di legna
Secondo incontro diretto con l’arte è la famosa mostra artistica di Mezzano (la nostra culla d’arte), divenuta rassegna permanente a partire dal 2010. Si tratta di una forma espressiva tanto semplice quanto unica. Stiamo parlando di “Cataste e Canzei”: installazioni che reinterpretano l’antico rito dell’accatastamento della legna. È un’iniziativa molto singolare che ogni anno richiama in Primiero artisti affermati e studenti delle scuole d’arte perché realizzino le loro opere, facendo di Mezzano uno straordinario museo sotto il cielo che val la pena visitare e rivisitare all’infinito. Ne abbiamo parlato in un nostro precedente articolo.

Una mostra d’arte diffusa in tutta la valle
Il terzo appuntamento in diretta si chiama “C’è dell’Arte a Primiero!”, una manifestazione ideata dal curatore Paolo Meneguz nel 2023, disseminando arte e bellezza in alcuni luoghi iconici e di interesse culturale del territorio. L’obiettivo è valorizzare e far conoscere di anno in anno le opere degli artisti che lavorano in un ambiente montano, lontano dai grandi circuiti cittadini, ma perfettamente connessi con i linguaggi dell’arte contemporanea. La prima edizione è stata dedicata allo scultore locale Simone Turra, che da trent'anni crea opere in legno, marmo, bronzo, terracotta, calcestruzzo e porfido. «Turra vive armoniosamente in montagna – racconta Vittorio Sgarbi – come se avesse radici nella terra. Concepisce uomini e donne di solida presenza, che trovano nella natura il loro spazio». La seconda ha avuto come protagonista Max Gaudenzi, artista primierotto ispirato dai colori dell’arte bizantina e dalle forme geometriche della natura. La terza, aperta il 12 luglio di quest’anno e tutt’ora in corso, è dedicata al maestro padovano Bruno Lorini e racconta le Pale di San Martino.

Chiudiamo il nostro breve viaggio nell’arte di casa nostra con un cenno alla mostra “Venti artisti per le montagne di Primiero” tenutasi dal 13 al 30 giugno di quest’anno, nelle sale di Palazzo Trentini a Trento. L’esposizione ha raccolto le opere di venti artisti che, attraverso linguaggi e sensibilità diverse, celebrano il legame profondo tra arte e paesaggio alpino. Questi i nomi dei magnifici venti: Vittore Cargnel, Guglielmo Ciardi, Silvia De Bastiani, Nicola Degiampietro, Max Gaudenzi, Attilio Maiocchi, Emo Mazzetti, Davide Orler, Giuliano Orsingher, Heinz Pingerra, Luciano Scalet, Erica Schweizer, Riccardo Schweizer, Narci Simion, Francesco Tavernaro, Wilhelm Trenkler, Jimi Trotter, Pierdomenico Voltolina, Narciso Zanolìn e Gianluigi Zeni. La rassegna è stata un’occasione unica per scoprire, attraverso lo sguardo degli artisti, il fascino senza tempo delle montagne di Primiero, Vanoi e Mis. Le Dolomiti che incantarono poeti, scrittori e grandi alpinisti del passato, rivivono sempre di più nell’arte.
La statua in bronzo in copertina è di Simone Turra e si trova nel parco di Villa Falkenhorst a Thüringen, Austria
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